VITA DEGLI ANIMALI - RETTILI - SERPENTIINTRODUZIONEIl più importante carattere dei Serpenti od Ofidi sta nella singolare mobilità delle ossa del muso, che rende possibile un notevole allargamento della bocca.Avendo osservato come parecchi altri rettili abbiano in comune con essi la forma esterna, ne consegue che non si può attribuire alcun carattere distintivo al loro corpo allungato e vermiforme, in cui poco si distinguono la testa e la coda. Osservando più minutamente il corpo del Serpente, si nota quanto segue: la testa non è mai voluminosa e generalmente è più larga del resto del corpo. Ha forma triangolare, generalmente compressa e appiattita; l'apertura della bocca è così larga che quasi oltrepassa il margine posteriore della testa. Il meato uditivo non è esternamente discernibile; l'occhio è posto all'altezza della metà della mascella superiore; la disposizione delle squame della testa è sempre diversa da quella delle squame del tronco; il collo propriamente detto non esiste e il tronco, che comincia immediatamente dietro la testa, si continua nella coda. La pelle che riveste il corpo dell'animale è stata detta impropriamente «squamosa». In realtà, essa è costituita da un tutto unico, connesso insieme, che si compone di un derma e di un'epidermide sovrapposta. Il derma è ispessito in alcuni tratti e le pieghe che ne risultano sembrano essere squame disposte le une sulle altre come tegole di un tetto. Si distinguono scudi della testa, scudi dorsali, laterali, ventrali e scudi pari ed impari (che sono quelli che rivestono la parte inferiore della coda). Per quanto riguarda il colore e il disegno della pelle, niente si può dire in generale, dato che variano moltissimo anche da animale ad animale. Vi sono serpenti di un solo colore e serpenti variopinti, serpenti con disegni a rete, ad occhielli striati, listati o punteggiati, di colori indistinti o vistosi; in genere, però, il colore è tale da accordarsi con il luogo dove il Serpente sceglie la sua dimora. Così, quelli che vivono nel deserto sono color sabbia, quelli che abitano sugli alberi sono verdi o variegati. Si può dire che questi animali sappiano confondersi con il terreno su cui si muovono: una singolare eccezione, che merita di essere notata, è costituita da alcuni serpenti scavatori che passano la metà o gran parte della loro vita sottoterra. Questi animali sono, infatti, vivacemente colorati, oppure presentano un bel riflesso metallico. Come ho già detto prima, il colore non è costante da individuo a individuo: la vipera, per esempio, fu dai primi naturalisti classificata con una dozzina di nomi, perché dal colore della pelle si crebbe potersi trattare di animali diversi. Probabilmente l'età e il sesso influiscono su queste variazioni. L'impalcatura ossea si riduce semplicemente al cranio, alla colonna vertebrale e alle costole, non potendosi considerare, come estremità, i monconi che alcuni animali presentano. Il cranio è costituito da un osso occipitale, dalle ossa parietali, frontali, temporali, giugulari, nasali e lacrimali, dallo sfenoide, da un osso intermascellare, da un osso mascellare superiore, da due ossa palatine, e dalla mascella inferiore, composta di varie parti. Colpisce la libera mobilità dell'apparato mascellare. «L'osso intermascellare», dice Carlo Vogt, «sta connesso fermamente con le ossa nasali; ma le ossa mascellari superiori, le ossa pterigoidee e le palatine sono del tutto mobili e possono essere spinte verso i lati, in avanti e indietro. L'osso mastoide è unito al cranio mediante legamenti e muscoli e porta alla sua estremità un osso cui si articola la mascella inferiore. Questa si compone di due metà, perfettamente separate e ricurve a foggia di bastone, che, al massimo, sono riunite fra loro da fibre tendinee. La separazione, in genere, appare anche all'esterno della testa, attraverso i cosiddetti solchi del mento». Ciascuna branca di questa mascella risulta composta di tre ossa, che si possono muovere in tutti i sensi e perfino tirare indietro. Al cranio segue immediatamente il tronco, dato che non è possibile distinguere vertebre cervicali, dorsali, lombari, sacrali e caudali. Già la seconda vertebra porta un paio di false costole che non differiscono da quelle del tronco se non per essere più piccole. Le vertebre sono collegate fra loro da articolazioni sferiche, in modo tale che il capo articolare della vertebra antecedente si muove in una cavità sferica della vertebra seguente; anche le costole sono unite alle vertebre con articolazioni analoghe. Nella parte caudale le costole si impiccoliscono sempre più fino a sparire completamente. Il numero delle vertebre varia a seconda della diversità della specie e della mole, ma sembra che non possa mai scendere sotto le cento. Lo sterno manca in tutti gli Ofidi, e la terminazione delle costole è libera. I denti dei Serpenti meritano attenzione non meno delle ossa: essi variano grandemente e servono da criterio distintivo da specie a specie. Si distinguono tre diversi denti: i denti sodi, i denti solcati (che presentano sulla superficie esterna un solco che corre dalla radice alla punta) e i denti cavi (che sono perforati nella parte anteriore della radice e divisi nell'estremità libera). Tutti sono ricurvi all'indietro e uncinati al fine di trattenere la preda, non mai di dilaniarla o di masticarla. A seconda della maggiore o minore velenosità dell'animale, prevalgono i denti solcati o i denti sodi. Alla forma allungata del corpo corrisponde quella allungata dei visceri. L'esofago è molto lungo e muscoloso e il ventricolo ne è una dilatazione; l'intestino, breve e poco circonvoluto, ha come sola caratteristica principale un maggiore restringimento. Manca l'epiglottide; gli anelli della trachea si allargano a poco a poco e si insinuano nel polmone, che costituisce un grande sacco cavo esteso fino all'addome. Il cuore è piccolo e presenta due orecchiette e un ventricolo. I reni e il fegato hanno forma allungata, la cistifellea è molto ampia. Grande è il numero dei muscoli intercostali - tanti quante sono le costole - e dei muscoli dorsali che permettono grandi sforzi. Importantissime sono per i Serpenti le ghiandole salivari. Ne esisterebbero cinque paia, quasi sempre presenti in tutti gli animali: le linguali, le lacrimali, le mascellari (o labiali) superiori e inferiori e, finalmente, la ghiandola del veleno. La prima s'incontra in tutti i Serpenti e anche la seconda, posta dietro o fuori dell'occhio, è sempre presente. La labiale inferiore e la superiore, simili per struttura, sono più sviluppate nei Serpenti innocui che in quelli velenosi. Le ghiandole del veleno, collocate sotto e dietro gli occhi, sono molto voluminose, presentano un tessuto a foglie e una notevole cavità nell'interno; si distinguono da tutte le altre ghiandole anche per il lungo condotto escretore, che, correndo lungo la superficie esterna della mascella superiore, sbocca nella guaina membranosa che circonda il dente contenente il veleno. Un muscolo robusto circonda questa ghiandola e, insieme con il massetere, serve a comprimerla. Si trova in tutti i Serpenti che posseggono denti cavi; in quelli che sono muniti di denti scanalati viene rimpiazzata da una ghiandola simile che però risulta di gran lunga imperfetta. Notizie più diffuse riguardanti il veleno dei Serpenti si potranno incontrare più avanti. Nel sistema nervoso la massa del midollo spinale supera di molto quella del cervello; questo spiega la straordinaria irritabilità dei muscoli, la ottusità dei sensi e la debolezza delle facoltà intellettuali. Tra i sensi primeggia quello del tatto. La lingua serve non per gustare, ma soltanto ed esclusivamente come organo tattile; essa è lunga e sottile, anteriormente divisa in due punte lunghe ed acute ed è rivestita da un tessuto corneo; sta racchiusa in una guaina muscolare nella quale può essere ritirata completamente, come può venire proiettata molto all'infuori. E' mobilissima: una intaccatura, esistente nella mascella superiore, permette alla lingua di essere spinta fuori della bocca, anche quando questa è chiusa. L'organo della vista, anche se meno perfetto che in altri rettili, è tuttavia ben sviluppato. Una particolarità consiste nella sua apparente immobilità, che gli dà un aspetto vitreo; in luogo della palpebra è una membrana trasparente, che forma una capsula sull'occhio; questa membrana è una porzione dell'epidermide e nella muta viene in parte cambiata. La pupilla può essere rotonda o allungata (caratteristica questa dei serpenti notturni). L'iride è di vivaci colori: dal giallo oro al rosso vivo, al verde. L'organo dell'odorato sembra essere poco sviluppato. Le cavità nasali sono ridotte. Anche l'udito è molto imperfetto: manca una vera cavità del timpano. I Serpenti non solo strisciano orizzontalmente sul suolo, ma salgono e scendono, si arrampicano sugli alberi, si muovono sulla superficie dell'acqua e sotto di essa con la stessa agilità e destrezza. Le costole sono loro di grande aiuto e, si può dire, rappresentano altrettanti piedi che servono da sostegno e da leva per spingere avanti il corpo. Al contrario di quanto l'inesperto potrebbe supporre, il movimento serpeggiante non è dato da ondulazioni su un piano verticale, ma da oscillazioni su un piano orizzontale. Tutte le vertebre possono piegarsi lateralmente e le costole possono con uguale facilità essere spinte in avanti e indietro; perciò quando il Serpente vuole muoversi, si accomoda in una linea ondulata e, per mezzo dei numerosissimi muscoli intercostali, sposta le sue costole, come un qualsiasi animale farebbe con i piedi. Quando l'animale è in movimento, una parte delle costole serve da appoggio, mentre le altre lavorano come leve; l'avanzamento del corpo risulterebbe anche abbastanza celere se per le numerose oscillazioni la velocità non fosse notevolmente rallentata. Se l'animale si introduce in stretti buchi, non potendo serpeggiare, si muove solo in linea retta: con lo stesso movimento si arrampica. Non si capisce bene a che cosa gli giovino le costole quando nuota; tuttavia, con la stessa tecnica si muove passabilmente bene anche nell'acqua. Nessun ofidio cammina tanto celermente che un uomo di corsa, o soltanto di buon passo, non possa tenergli dietro agevolmente. Sui terreni muscosi cammina con la massima celerità, perché favorito dall'elasticità del suolo, ma su una lastra di vetro trova grande difficoltà a progredire. Pochi serpenti sono in grado di sollevare la parte anteriore del loro corpo e quei disegni che abitualmente si vedono non corrispondono a verità. La maggior parte degli Ofidi non può alzare la testa dal suolo che per circa 15 centimetri - e fra questi la vipera dagli occhiali - mentre quasi tutti gli altri, sospesi per la coda, non sono neanche in grado di piegarsi e di toccare la mano o il braccio che li sostiene. In ogni modo si può dire che solo pochi sono animali agili e destri: la maggioranza è costituita da esseri lenti e nella quasi totalità dei casi molto inclini alla pigrizia. Anche nell'attività di tutti gli organi si manifesta la loro lentezza; i sensi si possono considerare ottusi, tranne quello del tatto. Già si è parlato dell'importanza della lingua, organo squisitissimo di tatto, che sembra anche munito di radar, visto che può riconoscere gli oggetti fino ad una distanza di circa un centimetro e mezzo. Quanto più l'animale è in buona salute, tanto più dimena la lingua senza posa; se la ritira frequentemente, è per renderla nuovamente umida ed aguzzarne la sensitività. In confronto all'acutezza percettiva della lingua, la sensibilità tattile del corpo si rivela molto debole ed occorrono forti stimoli per eccitarla. La lingua è anche parzialmente sostitutiva della facoltà visiva: essa, infatti, serve da rinforzo all'occhio, come il bastone al cieco; l'occhio non acquista mai nei Serpenti quell'importanza che ha negli altri rettili. Secondo esperimenti fatti, la vista è debole e insignificante, malgrado la bellezza e la lucentezza dell'occhio. Sembra, infatti, che essi, più che prestare attenzione agli oggetti in sé considerati, badino ai loro movimenti. Se, per esempio, si mettono prigionieri in una cassa insieme ad un loro nemico, essi gli vanno incontro, gli strisciano vicino, salvo a fuggire non appena questo si muova o meni qualche colpo e a ritornare di nuovo vicino a lui qualora riprenda la primitiva immobilità. Prima della muta, la vista peggiora ancora. Se la pupilla al chiarore della luce si restringe, si può concludere che si tratta di animale notturno. Il noto ofiologo Lenz - al quale debbo molte informazioni - parla anche della espressione morale dell'occhio dei Serpenti. Egli lo vede dolce, tranquillo, poetico; nelle specie innocue, sinistro in quelle che sono armate di mezzi di difesa capaci di ferire e addirittura minaccioso di furore e terribilmente scintillante nelle vipere dal dente mortifero. «Qualcosa di strano», egli dice, «comunica anche ai più innocui serpenti la membrana vitrea, che si trova sopra l'occhio, come pure la immobilità del globo oculare, che si muove solo a fatica e dietro stimoli potentissimi». Questa ultima osservazione è la sola completamente giusta, mentre il resto è frutto della fantasia dell'osservatore. Lo stesso Lenz parla dell'ottusità dell'udito dei Serpenti, ma io stesso ho assistito, in Egitto, ai giuochi che gli incantatori fanno al suono di uno zufolo: non saprei perciò che cosa dire in proposito. Ancor più difficile riesce dare un giudizio sull'odorato di questi rettili: effettivamente, il nervo olfattorio è molto corto e gli esperimenti fatti in materia non hanno dato esito positivo. Si è, infatti, avvicinato al naso di alcuni animali un bastoncino imbevuto di succo di nicotina, ma essi hanno mostrato di non avvedersene affatto. Vero è che negli animali l'odore viene percepito solo inalando l'aria e può darsi che durante gli esperimenti - data la loro rallentata respirazione - essi non abbiano mai respirato. Comunque non s'è mai visto un serpente fiutare o annusare. Con maggiore sicurezza si può dire qualche cosa sul gusto. Date le esperienze fatte e l'esame della lingua (in cui mancano le papille gustative) possiamo essere sicuri che nessuna differenza fanno i Serpenti fra un cibo ed un altro. E' falsa l'affermazione di Aristotile che li colloca fra gli animali più ghiotti e dediti in particolare al vino. Il modo di dire «astuto come un serpente» è del tutto gratuito, in quanto manca in loro anche la più piccola dose di intelligenza: si può ben dire che sono i più ottusi di tutti i rettili. I Serpenti vivono in tutte le parti della Terra: il numero delle specie e dei singoli individui cresce andando verso le zone calde e diminuisce verso i poli: si incontrano nelle foreste ricche di alberi, ma anche sui monti, fino al limite della vegetazione arborea, e nei deserti più adusti. A questa straordinaria loro diffusione corrisponde la varietà dei luoghi, dove dimorano e ai quali essi si attaccano tenacemente. Migrano, infatti, in grado molto limitato, non amano andar vagando e, trovato il luogo con il nascondiglio adatto, lì nei pressi aspettano la preda al varco. Di regola, si incontrano lontano dalle abitazioni umane, non per paura dell'uomo, ma perché questi li insegue e li mette in fuga. Se l'animale abita in una foresta che gli offra le stesse condizioni di cibo e di temperatura per tutto l'anno, allora le sue abitudini restano immutate. Dove invece l'alternarsi delle stagioni porta dei mutamenti sensibili, gli animali si adattano ad un differente modo di vivere e sono obbligati a premunirsi contro il freddo e la siccità; a tale scopo, si intanano in profondi nascondigli per passarvi la stagione avversa. Alcune specie si associano durante il letargo, ma ciò dipende forse solo dalla mancanza di numerosi nascondigli convenienti. Intorno al letargo stesso furono fatte numerose esperienze dallo studioso Lenz: egli rinchiuse in una stanza numerosi serpenti e altri sauri squamati e vide come il variare della temperatura influisse sul loro stato di salute, tanto che, essendo sceso il termometro a -3°, molti animali perirono miseramente. Fatta eccezione per i serpenti giganti, tutte le specie non velenose sono animali diurni, mentre debbono considerarsi come notturne tutte le specie velenose, esclusi i drofidi e le naie. I serpenti velenosi, in realtà, si fanno vedere anche di giorno per godersi il sole, in uno stato di quiete sonnolenta, ma la loro attività comincia soltanto dopo il tramonto. Se in una zona abitata da serpenti velenosi, nottetempo, si accende un fuoco, immediatamente si può vedere come il chiarore richiami vipere, ceraste, ecc. Ricordo che una volta mi capitò di pernottare nel deserto africano e che passai tutta la notte con delle tenaglie in mano per afferrare serpenti velenosi e gettarli nel fuoco. Si può genericamente dire che tutti i Serpenti si cibino principalmente di altri animali da essi stessi cacciati ed uccisi. La maggior parte dei serpenti velenosi sta in agguato della preda spiata, lascia che si avvicini, l'assale con un morso e aspetta tranquillamente che si produca l'effetto micidiale; altre specie, invece, si avvicinano alla preda insidiosamente e la uccidono con lo stesso sistema, altre ancora debbono inseguirla con lunga caccia. Precisamente lo stesso ha luogo con le specie non velenose, con la differenza che queste cercano di afferrare la vittima, poi la inghiottono immediatamente o la soffocano fra le loro spire. La tecnica varia in rapporto alla mole della preda: i serpenti giganti possono inghiottire animali della grossezza di un cerbiatto ma le altre specie si accontentano di animali più piccoli (rosicanti, piccoli uccelli, rettili, pesci). Anche se le informazioni in proposito sono molto scarse, si può dire che ogni specie di Serpente abbia predilezione per una specie di animali e che quegli animali che si cibano di prede voluminose si nutrono, all'occasione, anche di invertebrati; si è visto infatti con quanta compiacenza essi divorino crisalidi di formiche e grilli. La credenza nel meraviglioso e nel fantastico, che attecchisce facilmente negli animi degli uomini sprovveduti, ha portato a favoleggiare sul «fascino dei Serpenti». Si è osservato, infatti, come topi ed uccelli «senza alcun sospetto» si avventurassero vicino al rettile e ne divenissero immediatamente preda. E' il fascino infernale della personificazione di Satana che continua in tutti gli altri affini e discendenti! Questo non ha niente a che fare con la storia naturale e si fa presto a demolire queste sciocche fantasie, mettendo in risalto l'inesperienza e l'imprevidenza degli animali che rimangono sue vittime. Dato che i Serpenti non dividono il loro cibo in bocconi e inghiottono anche prede grosse due volte la loro testa, il trangugiarle richiede un grande sviluppo di forza e l'operazione procede con grande lentezza. Afferrata la vittima per il capo, questa viene spinta nelle fauci col movimento alternato delle mascelle; intanto le ghiandole salivari stillano abbondante saliva che ne facilita il «cammino» e la bocca si allarga in maniera straordinaria, sì che, durante l'inghiottimento di un boccone voluminoso, l'apparato mascellare sembra slogato. Avviene talvolta che serpenti afferrino e cerchino di inghiottire animali di mole troppo grossa pur per le loro dilatabili mascelle: il Serpente, allora, se ne sta per ore ed ore nello stesso luogo con la preda in bocca, e si affatica finché non gli riesca di sbarazzarsene. Nelle regioni calde può perfino accadere che nel frattempo la preda imputridisca. I serpenti velenosi si cibano dell'animale solo quando è morto. La digestione procede lentamente: può accadere che, mentre una parte di una stessa vittima è già nell'intestino, l'altra parte ancora deve sopportare la digestione o che, quando parecchi animali vengono inghiottiti contemporaneamente, gli ultimi debbano fare anticamera nell'esofago, fin quando il ventricolo non si sia svuotato dei primi. Le parti non digeribili o non digerite vengono rimesse dall'ano o dalla bocca sotto forma di bava. La quantità di cibo di cui essi hanno bisogno dipende dalla temperatura e sale in proporzione con essa: in ogni modo non si possono mai considerare voraci, perché, anche se inghiottono enormi bocconi in una volta sola, possono anche restare dei mesi senza mangiare. Tutti i Serpenti bevono, più o meno, a seconda delle specie. La muta della pelle è più importante per gli Ofidi di quanto non sia per gli uccelli la muta delle penne. Si compie una prima volta appena il piccolo è sgusciato dall'uovo e si ripete per parecchie volte nel corso dell'anno; comincia con il distaccarsi della sottile epidermide incolore che si trova all'altezza delle labbra, e ne risulta un grande squarcio di cui ha inizio il processo di desquamazione che avviene in due movimenti: uno che interessa la testa e un altro che interessa il tronco a partire dalla, mascella inferiore. Allo stato di libertà gli Ofidi si giovano dei muschi, dell'erica e, in genere, di tutte le scabrosità del terreno per liberarsi dal loro manto e possono compiere la muta in brevissimo tempo; nelle gabbie, invece, si affaticano a lungo e inutilmente ed è quindi raro che abbandonino il loro manto senza lacerazioni. Secondo le osservazioni di Lenz, i Serpenti che vivono nell'Europa centrale compirebbero la muta cinque volte l'anno sul finire di ogni mese, dal mese di aprile a quello di settembre. Dopo ogni muta, tutti gli animali diventano più vivaci. L'opera della riproduzione comincia pochi giorni dopo la prima muta primaverile; l'accoppiamento dura probabilmente parecchie ore, in una intima congiunzione; alcune specie - in particolare quelle velenose - si riuniscono in grandi gruppi e si attorcigliano in veri gomitoli. Dopo un periodo di quattro settimane le uova, in numero che varia da sei a quaranta, sono pronte per essere deposte e vengono collocate dalla femmina in un luogo caldo ed umido (a meno che non si tratti di specie ovovivipare). Probabilmente il processo di crescita dura per tutta la vita ed è, naturalmente, più lento negli anni della vita adulta che non in quelli della gioventù; essi possono divenire vecchissimi. L'importanza dei Serpenti nel regno animale è così poca che si potrebbe asserire che l'equilibrio della natura non sarebbe turbato, qualora essi non esistessero affatto. Alcune specie si rendono utili distruggendo topi ed altri roditori nocivi, ma, come già è stato detto, i danni che causano sono di gran lunga maggiori dei benefici: colui che uccidesse tutti i Serpenti che gli capitassero sotto mano, non recherebbe alcun inconveniente, mentre chi, per una volta soltanto, scambiasse un serpente velenoso per uno innocuo potrebbe scontare il suo errore con la morte. Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Chi pensa, anche per un solo momento, come l'uomo sprovveduto dia molta più importanza al male che al bene, al diavolo che non alla divinità, capisce facilmente perché i Serpenti abbiano sempre avuto una parte importante nei miti dei popoli. Di essi parlano tutte le antiche tradizioni popolari con parole di paura o di amore, di ribrezzo o di venerazione. I Serpenti erano l'emblema dell'agilità dell'astuzia, della medicina, del tempo, della sapienza, della falsità. Più che la diretta e severa osservazione si è occupata di loro la fertile immaginazione, attribuendo loro anche ali, zampe e perfino corone sulla testa. Presso gli antichi greci e i romani le cure mediche con le vipere erano di gran moda: si ordinavano agli ammalati rimedi preparati col vino in cui erano stati posti serpenti velenosi, oppure con le loro cervella, o col grasso, o con altre parti del corpo. Le cure a base di vipere sono durate per tutto il Medioevo e anche più in giù, tanto che, non bastando più le specie europee, se ne sarebbero importate alcune dall'Egitto. Il medico dell'imperatore, Andromaco da Creta, fu considerato l'inventore della teriaca che fu prescritta e preparata, fin quasi nel Seicento, in tutte le farmacie d'Europa, come rimedio universale per una serie di mali che andavano dalla lebbra al gozzo. Vipere lessate o arrostite, minestre, gelatine, sciroppi, polveri, cuore, fegato, grasso di vipera: tutto era buono, tutto andava bene per guarire dalle febbri, dal vaiolo, dall'apoplessia, dalla podagra, dalla tubercolosi e dalla carie dei denti. Non dimentichiamo che fra l'altro, unguenti preparati con il grasso delle vipere erano tenuti per efficacissime creme di bellezza. Oltre all'uomo, fra i numerosissimi ed accaniti nemici degli Ofidi si possono contare anche le volpi, le martore, le puzzole, le donnole ed i ricci, mentre nelle regioni più meridionali vediamo gli icneumoni e le civene. Danno loro attiva caccia anche gli uccelli palustri, il biancone, l'aquila anatraia, le poiane, i corvi, le gazze, le ghiandaie, gli astori, i catarti i falchi, gli sparvieri e soprattutto i serpentari. La maggior parte degli Ofidi si abitua facilmente alla schiavitù e può vivere anche per anni: condizione indispensabile per il loro benessere sono il calore e una gabbia adatta. Per abituarli al cibo è necessario porgere loro in principio prede vive; successivamente prendono anche pezzetti di carne. Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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